Sette aziende familiari su dieci non arrivano alla seconda generazione. Il problema non è la competenza, ma l’assenza di un piano chiaro. Troppo spesso, il passaggio di testimone si riduce a un mix di intuizioni, promesse e qualche consiglio informale.
Il fondatore fatica a lasciare il controllo, il successore spinge per il cambiamento. Due visioni diverse, stesso risultato: paralisi decisionale, conflitti sommersi e un’azienda che perde slancio. Senza una struttura, la transizione diventa un campo minato.
L’esperienza non si trasferisce per osmosi. Servono regole definite, ruoli chiari e un affiancamento progressivo. Senza questi elementi, il rischio è trasformare l’impresa di famiglia in un’arena di scontri personali invece che in un’eredità solida.
Il passaggio generazionale non è una questione di buona volontà, ma di metodo. Chi lo gestisce con improvvisazione apre la porta all’incertezza. Chi lo struttura, garantisce continuità e crescita.