Un’azienda familiare decolla, cresce, si espande oltre ogni aspettativa. Ma sotto la superficie, tutto si muove come sempre: stesse dinamiche, stesse abitudini, stessa gestione informale. Quello che prima funzionava con poche persone ora diventa un freno.
Processi inesistenti, ruoli poco chiari, decisioni prese di pancia. Il fondatore si ritrova sommerso da richieste, mentre i collaboratori aspettano direttive che non arrivano. La velocità che ha portato al successo inizia a giocare contro, trasformando ogni giorno in una corsa a spegnere incendi.
Le tensioni crescono. Chi spinge per dare struttura viene visto come un burocrate, chi propone regole passa per rigido. Ma senza organizzazione, il caos si mangia tutto: margini, efficienza, motivazione.
A quel punto, la scelta non è più tra cambiare o no. È tra farlo nel modo giusto o aspettare che sia la crisi a imporlo, con costi decisamente più alti.